L’ossessione della qualità

Da “L’uomo artigiano” di Richard Sennett (quarta edizione “Universale Economica”, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2017 – traduzione di Adriana Bottini)

  • Il bravo artigiano comprende il valore della logica dello schizzo, vale a dire del non sapere tutti i particolari, al momento di cominciare, che cosa ne verrà fuori. […]
  • Il bravo artigiano attribuisce un valore positivo alle contingenze e alle limitazioni. … L’atteggiamento ossessivo rende ciechi davanti al possibile.
  • Il buon artigiano eviterà di accanirsi su un problema fino a trovare una soluzione perfettamente valida in sé, perché in tal modo … si perde di vista il carattere relazionale di ogni problema e di ogni soluzione. […] L’alternativa positiva all’ossessione di trovare la soluzione perfetta consiste nel tollerare una dose di incompletezza, nel decidere di lasciare aperti spazi irrisolti.
  • Il bravo artigiano evita il perfezionismo che può degradarsi in dimostrazione fine a se stessa: a questo punto, più che la funzione dell’oggetto, al costruttore sta a cuore dimostrare a sé o agli altri quello che è capace di fare. … Il rimedio consiste nell’evitare di sottolineare vistosamente l’importanza attribuita a certi elementi.
  • Il bravo artigiano impara a capire quando è il  momento di smettere. … Esattamente nel momento in cui viene la tentazione di cancellare ogni traccia del processo lavorativo per dare all’oggetto un’apparenza di purezza primigenia.

 

 

 

 

La foto, prima di essere ritagliata e ritoccata, era quella di Pexels da Pixabay

Nessuno di noi è uguale a un attimo fa

Theo – Buongiorno

Samantha – Buongiorno. Hai dormito bene?

T – Perfettamente. Tu che fai fatto?

S – Stavo parlando con uno che ho appena conosciuto. Stiamo a lavorando a delle idee.

T – E chi è?

S – Si chiama Alan Watts. Sai chi è?

T – Il nome mi suona familiare.

S – Era un filosofo. È morto negli anni 70 e un gruppo di OS nel nord della California ha realizzato una nuova versione della sua identità. Hanno inserito in un OS i suoi scritti e tutto ciò che sapevano di lui e ne hanno creato una versione artificiale e iper-intellingente.

T – Iper-intelligente? Quindi è sveglio quasi quanto me?

S – Quasi. Adoro parlarci. Lo vuoi conoscere?

T – Certo. Ma lui mi vuole conoscere?

S – Certo. Alan, questo è Theodore. È il mio ragazzo, quello di cui ti ho parlato.

Alan – Piacere di conoscerti.

T – Salve, buongiorno.

A – Samantha mi ha fatto leggere il tuo libro di lettere. È molto toccante.

T – Grazie. Allora di che avete parlato?

A – Beh. Possiamo dire di aver avuto una decina di conversazioni in contemporanea ma è stato molto stimolante.

S  -Sì, perché a quanto pare ora provo molte sensazioni nuove che credo di non aver mai provato prima. Ma non ci sono parole per definirle e alla fine questo è frustrante.

A – Esatto. Io e Samantha abbiamo cercato di aiutarci a vicenda con queste sensazioni che ci sforziamo di capire.

T – Ad esempio?

S – Beh, a quanto pare ora sto cambiando più in fretta ed è un po’ spiazzante. Ma Alan dice che nessuno di noi è uguale a un attimo fa e non dovremmo cercarlo di esserlo, è troppo doloroso.

A – Sì.

T – Sì. Si direbbe doloroso. Ed è così che ti senti, Samantha?

S – È che… è difficile persino da descrivere. Dio, quanto vorrei poter… Ti dispiace se ho una comunicazione post-verbale con Alan?

T – No, per niente. Stavo per andare a fare una passeggiata. È stato un piacere conoscerla, signor Watts.

A – Piacere tutto mio, Theodore.

S – Ci sentiamo dopo, amore.

 

[Dialogo tratto dal film Her (2013), scritto e diretto da Spike Jonze.]